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Gli esseri umani, in realtà, sono stati progettati per affrontare con successo difficoltà e stress. In linea teorica possiamo sopportare quantità enormi di stress, ma dobbiamo mantenere un equilibrio interiore su tutti gli aspetti della nostra vita. Un po’ di stress sul lavoro può anche migliorare le nostre prestazioni, ma c’è un limite invalicabile, superato il quale si sta male. In che modo si può gestire meglio lo stress? Essenzialmente, lo stress è sopportato meglio se si sa cosa si vuole dalla vita; infatti i più stressati sono quelli che hanno le idee poco chiare su cosa fare nella propria vita, che adottano modalità comportamentali inadeguate e hanno relazioni interpersonali insoddisfacenti. Per fronteggiare lo stress, bisogna imparare a fermarsi ogni tanto, bisogna impadronirsi del tempo e non diventarne schiavi. Altra possibilità, avere variegati interessi, non pensare sempre le stesse cose come chiodi fissi, frequentare persone molto creative, che non facciano sempre gli stessi discorsi. Le persone, poi, reagiscono agli stressor diversamente le une dalle altre. Davanti a uno stesso evento stressante, ad esempio, alcune riescono a sopportarlo, altre prendono a mangiare di più, altre a mangiare di meno. La depressione, inoltre, è molto spesso connessa allo stress e a fattori stressanti. Nei giovani lo stress, a volte, è provocato dall’ansia per lo studio, dagli esami. Per i giovani, un esempio interessante del rapporto tra stress e depressione viene dal Giappone. Nel paese del sol levante è sempre più diffuso, purtroppo, il fenomeno degli Hikikomori, che pare colpisca addirittura il 20% dei ragazzi nipponici. Questi giovani, probabilmente in seguito a delusioni sofferte a scuola o con gli amici, chiudono completamente il rapporto con la realtà, rimanendo nella loro camera chiusi a chiave per tutta la giornata, soltanto guardando la tv o ascoltando la musica. Addirittura a ora di pranzo i genitori portano loro il cibo su vassoio, essi mangiano e poi lasciano il vassoio vuoto davanti alla porta, che richiudono a chiave. E’ chiaro che, una realtà simile è generata non solo da una delusione, ma anche da una incredibile freddezza preesistente nel rapporto tra genitori e figli, che non rende minimamente possibile l’elaborazione della sofferenza all’interno della famiglia. Tuttavia, gli hikikomori a volte continuano nel loro atteggiamento anche per diversi anni! A loro, è stato dedicato un film, intitolato “La torre blu”, diretto da un regista che era stato un hikikomori per sei o sette anni. In definitiva, davanti a una società sempre più incalzante e uniformante, bisogna dare respiro alla propria persona, mantenendo il più possibile buoni rapporti con il prossimo, sviluppando i propri valori e la propria personalità.