Domani è il 1° maggio, festa del Lavoro. Si tratta di una ricorrenza sentita in tutto il mondo, le cui origini risalgono al 1889, quando a Parigi si tenne il congresso della Seconda internazionale: in tale ambito fu deciso che il 1° maggio dell’anno seguente in tutte le nazioni sarebbe stata celebrata la festa dei lavoratori, con la quale si chiedeva di ridurre a otto ore la giornata lavorativa. Effettivamente, il 1° maggio 1890 si celebrò la prima festa del Lavoro, che ottenne un grande successo in Italia e in tutto il mondo. Era stata scelta quella data perché il 1° maggio 1886 una grande manifestazione di operai era stata repressa col sangue a Chicago. I lavoratori, da allora, celebrarono un giorno di riposo e, in molti casi, di sensibilizzazione e lotta per i loro diritti. Si dovette aspettare il 1919, in Italia, per vedere affermato il primo obiettivo della Festa del lavoro, ovvero le otto ore giornaliere.
In epoca fascista, Mussolini vietò la festa, etichettandola come sovversiva. Essa fu ripresa nel dopoguerra, e dura fino a oggi, promossa per lo più dai sindacati dei lavoratori, ma in realtà condivisa da gran parte della società italiana. In occasione della festa, i tre sindacati più importanti organizzano un notissimo concerto a Roma, con il quale si cerca di sensibilizzare, oltre che di intrattenere il pubblico. A Salerno la festa oggi riveste significati importanti. Il lavoro è il problema principale della nostra città: la disoccupazione ha raggiunto soglie elevatissime, ma anche chi lavora affronta incredibili difficoltà. La maggior parte dei contratti sono part-time o al massimo a tempo determinato, non garantendo la necessaria sicurezza per quanti vogliano formarsi una famiglia. In molti casi, si assiste al fenomeno del mobbing: vale a dire, le aziende fanno di tutto per far dimettere un dipendente, anche attraverso forme vere e proprie di persecuzione; lo si vuole mandare via senza licenziarlo, in modo tale da non dovergli pagare la buonuscita. A volte ciò avviene perché l’azienda intasca fondi statali per assumere giovani lavoratori, e poi li scarica appena possibile. Ma ci sono tanti altri problemi. Le condizioni di lavoro in molti casi sono assolutamente scadenti.
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Soprattutto per quanto riguarda gli operai, si lavora in fabbriche e ambienti malsani, a contatto con materiali nocivi per la salute. In molti cantieri, gli operai ancora non mettono il casco, pur lavorando su altissime impalcature! Gli incidenti sui luoghi di lavoro, a tal proposito, sono ancora frequentissimi, e spesso non salgono agli onori della cronaca perché nascosti dai datori di lavoro e dai loro dipendenti. Con una percentuale così alta di disoccupazione, è diffusissimo il fenomeno del lavoro nero: ci si fa sfruttare anche per dieci, dodici ore al giorno, da imprenditori senza scrupoli che, a volte, finiscono col non pagare neanche. Il lavoro nero è molto diffuso, inoltre, tra i nostri fratelli immigrati, che, senza permesso di soggiorno, ufficialmente non possono rimanere sul territorio nazionale e trovare un lavoro regolare, così si fanno sfruttare dai nostri conterranei. Nella Piana del Sele, tantissimi maghrebini lavorano nei campi, per tante, troppo ore al giorno, e poi si ritirano in quartieri ghetto a dormire. Per non parlare di quante giovani donne, anche minorenni, sono costrette a ‘lavorare’ sulla litoranea di Salerno da protettori senza scrupoli, per potersi guadagnare da vivere. Costoro dovrebbero essere riscattate da questa scandalosa condizione, e integrate nella società attraverso lavori dignitosi. Come abbiamo già detto nel nostro blog, ormai la maggior parte dei giovani salernitani non lavora a Salerno, ma da Roma in su: anche questo è un motivo di lotta per quanti celebrano il primo maggio! E i giovani salernitani che non emigrano, sono costretti a rimanere a casa con ‘mamma e papà’, e a dipendere da loro pure per i soldi della benzina o per andarsi a mangiare una pizza… Poi vengono chiamati anche ‘bamboccioni’ dai politici, come se avessero scelto loro di esserlo! In diverse case salernitane ci sono situazioni di vere e proprie depressioni, tra i giovani che non trovano lavoro. Il lavoro è un diritto, oltre che un dovere, sancito dalla nostra Costituzione fin dal suo primo articolo: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro!”. Dunque, il primo grave reato della nostra società è non garantire il lavoro ai suoi membri. Chi lavora, soprattutto chi svolge un lavoro che gli piace, vede migliorare la qualità della sua vita, non solo nelle ore che trascorre nella propria occupazione. Il lavoro nobilita e gratifica la vita di ogni uomo. Chi torna a casa dopo una giornata di lavoro potrà anche essere un po’ stanco, ma apprezzerà maggiormente gli affetti della sua famiglia e i doni della sua vita. L’umore di tutta la famiglia migliora, quando uno dei suoi membri ha trovato un lavoro! Dunque, l’invito che facciamo come Rete dei Giovani è di non sottovalutare la Festa del 1° maggio, ma di trascorrerla come un momento di riflessione, se possibile anche di lotta e sensibilizzazione per i propri diritti, e poi anche di svago. Ricordiamo sempre l’antico detto: “Si giovinezza sapess, si vecchiaia putess”… Non diventiamo vecchi senza aver fatto tutto ciò che è nelle nostre possibilità, per migliorare la vita nostra e quella dei nostri coetanei.