Si parla spesso di fuga dei cervelli, a proposito dell’emigrazione di numerosi scienziati e ricercatori italiani, che trovano in Università e centri di ricerca stranieri l’unico modo per portare avanti i propri studi. Negli ultimi dieci anni la fuga dei cervelli, che dall’Italia è sempre stata molto alta, ha raggiunto livelli esorbitanti. E si tratta, in molti casi, di ‘cervelli’ eccezionali, che vanno essi stessi a dirigere i centri di ricerca, in base a studi da loro ideati o avviati. La scienza è uno dei motori del mondo: è grazie ad essa che si scoprono nuove cure o vaccini contro le malattie, che si elaborano nuove tecnologie per migliorare la nostra società e così via. Dunque, saremo tutti d’accordo sul fatto che la scienza va aiutata in tutti i modi possibili. Ma, a quanto pare, ciò in Italia non accade.
E, tantomeno, nel Mezzogiorno d’Italia, dove all’incapacità italiana di valorizzare i talenti scientifici, si aggiungono i noti problemi strutturali, quali la mancanza di sviluppo economico e la disoccupazione. Tuttavia, nell’ottica che più volte in questo blog stiamo evidenziando, quella cioè del ‘rimboccarsi le maniche’, vista come unica salvezza di noi giovani meridionali, va sottolineata un’esperienza partita da alcuni anni, patrocinata dall’Università degli Studi di Salerno. Si tratta del Parco Scientifico e Tecnologico di Salerno (abbreviato in PSTSA): una sorta di ponte tra l’Università e il mondo delle aziende, che ha la finalità di promuovere lo ‘start-up’, ovvero di far nascere nuove imprese, dando loro spazi, attrezzature e finanziamenti: si tratta di imprese che nascono a partire dalla ricerche effettuate presso l’Università di Salerno ed altri atenei campani; gli stessi gruppi di ricerca universitaria poi diventano gli amministratori della nuova impresa. In pochi mesi, il PSTSA cerca di creare tutte le possibilità perché la nuova azienda decolli, favorendo anche un suo inserimento sul mercato. Per fare questo, il PSTSA ha creato una particolare struttura, definita ‘incubatore di aziende’, con sede a Benevento, presso la quale le nuove aziende progettate dai laboratori di ricerca possono iniziare ad operare. Ma, adesso, ci sono ottime notizie per il PSTSA e per l’economia salernitana:
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il Ministero per lo Sviluppo Economico ha approvato lo stanziamento di tre milioni di euro, per la promozione e l’assistenza nella fase iniziale di nuove iniziative imprenditoriali in Campania, grazie al progetto “Techframe”. Il progetto è stato promosso e sviluppato dallo stesso PSTSA, insieme al Centro Regionale Information Communication Technology–CeRICT. “Techframe – ha dichiarato Remo Russo, amministratore delegato del Parco – punta a favorire la nascita di imprese innovative che offrono prodotti e servizi ad alta intensità di conoscenza sviluppando, integrando e personalizzando strumenti e soluzioni nel comparto dell’Information Communication Technology. Puntiamo a creare, con questa iniziativa, nuove imprese. In questo modo l’innovazione tecnologica d’eccellenza diventa una preziosa occasione per uscire dalla crisi, rilanciare il sistema imprenditoriale, creare occupazione di qualità, rendere più competitive le imprese locali. Il bando dedica particolare attenzione – aggiunge Remo Russo – alle idee di impresa che nascono dallo sviluppo di ricerche realizzate in ambito di Centri di Ricerca e Università. Stretta, sarà dunque la collaborazione, oltre che con il CeRICT, in primo luogo con le Università socie del Parco, l’Università degli Studi di Salerno e l’Università degli Studi del Sannio” La candidatura delle idee progettuali, partorite all’interno degli atenei, sarà inviata entro il 15 giugno 2009. A qualcuno potrà sembrare difficile che in una provincia con tantissimi problemi strutturali come quella salernitana si possa parlare di imprese tecnologiche di eccellenza e di avanguardia; ma basta guardare a un paese ancora povero come l’India, per rendersi conto che tutto è possibile: in questa nazione è nato, nell’ultimo decennio, un avanzatissimo polo informatico, che rappresenta ormai il punto di forza dell’intero paese, al punto che ormai molte importanti aziende, quali la Microsoft, hanno trasferito lì i loro centri di elaborazione dati.