L’Associazione “In Movimento” presenta Di…verse Donne
Performance di Teatro e Musica con Autilia Ranieri e Filomena De Gennaro
Presso l’Auditorium di Salerno Energia in via S.Passaro 1
Ingresso gratuito.
Introduzione allo spettacolo.
Vite come candele …stilizzati ritratti di personaggi; grandi o sconosciuti; piccoli o rappresentativi; futili o paradossali. Esistenze manifestate in un solo attimo, l’ attimo di un piccolo e fugace respiro che può durare una intera esistenza.
Piccole smorfie beffarde. Un attimo eterno, fissato per sempre nella sua breve corsa come solo l’ inventiva, la cultura, l’ umorismo possono saper fermare.
Collezionare le altrui brevi vite (brevi per tempo, il tempo di un racconto), segna il desiderio (lancinante, per un attore) di voler vivere la vita degli altri. Il capriccio degli altri.
Letture per fantasmi, pigri perché spassosamente pieni di tempo da sprecare.. Una intera eternità..
Ma le vere vite, quelle respirate nel cammino e non nella parola, non invecchiano (quando mai nate, ma solo immaginate o inventate) come la carta; le parole, quando lette con il fiato di una voce, con il bruciore di uno sguardo, ringiovaniscono ogni storia o personaggio narrati, le parole come piscina d’ acqua magica pronta a restituire una giovinezza remota. Ciò che non è parola, che non è comunicazione, è nebbia. Saremo tutti costretti ad immaginare.
Immaginare brevissimi ritratti di donne con storie divertenti. Mai nate? Mai accadute? Chi può stabilire quale sia il netto confine, la linea di separazione tra storia e favola? La fantasia è solo costruita o anche vissuta, in qualsiasi modo si voglia intender “vissuta”?
Ad ogni.. “parabola” letta: un accessorio come ornamento distintivo. Una musica che ne determini il carattere. Una voce che ne cambi il sapore cromatico.
Autilia Ranieri
Progetto per un’ identità plurale:
Il pensiero di partecipazione nasce da una delicata urgenza del momento. Del momento individuale. Ma che diventa momento collettivo, momento di tutti, se anche soltanto un altro paio di orecchie (e di occhi) si ferma e concentra la propria curiosità.
Per scegliere, nella propria vita, di voler entrare in contatto con chiunque si presti, bisogna partire dall’ onestà dei principi. Ma io parlo di principi come origine di pensiero; di esordi, cioè, non di principi morali o etici. Ed il principio, quindi la nostra nuova origine del momento, tenendo salda la onestà degli istinti, esorta ad occuparci pubblicamente di una nuova persona: la persona plurale; la persona che viene nutrita, mossa, suggestionata dalle voci inquiete che sanno circondarla e circuirla, aiutandola ad iniziare a vedere una piccola luce. È ancora una fioca fiamma di candela, forse addirittura già smozzicata, non del tutto intonsa, ma il rosso al centro di questa fiammella è fuoco vergine.
Il nostro è un esperimento schietto nella sua essenza ancora da elaborare, con una drammaturgia che stiamo iniziando a fissare su carta, una drammaturgia che varia nei toni e nelle intenzioni di giorno in giorno, in base alle impressioni che raccoglie la pancia (nucleo cardine, vero cervello pensante).
Collaborazione lenta e progressiva, profonda e in costruzione, nutrita dall’ istinto e dal ragionamento, dalla logica e dalle dinamiche del cuore.
Mostrare il divenire di una creatura polimorfa e polifonica, che ha diritto di occupare un territorio geografico preciso: l’ isola dei nostri corpi, delle nostre intenzioni, dei nostri fuochi protesi a riscaldarci insieme. Ogni foglio di quest’avventura in cui ciascuna persona deciderà di scrivere qualcosa di sé, di elaborare come regalo ed offerta una propria competenza, ebbene ogni foglio corrisponderà ad un accessorio aggiunto per caratterizzare il ruolo. Il ruolo di ognuna di noi. Così elaboreremo, sotto gli occhi di tutti i presenti, come una cipolla ancor nuda ma poco alla volta rivestita di strati, il nostro individuarci come singole donne pronte a condividere non solo spazi esterni, ma ancor meglio i luoghi muti delle nostre voci interiori. Confronti reali, concreti e sinceri, variegati come i più saporiti sorbetti sanno essere, accompagneranno questo rituale.
Nessun’isola ferma. Ma arcipelaghi che, insieme chiamati a raccolta, sappiano iniziare una corsa senza affanni, stanchezze, sudori. Una corsa non a chi arrivi primo. Ma a chi decida di arrivare insieme. Una corsa non di spalle che si scansino. Ma di sguardi che si affrontino. L’ approdo? Non esiste. Sarà molto più interessante l’ intero percorso, pieno di paesaggi diversi fra loro, paesaggi come pentagrammi; paesaggi come pennellate; come canti; voci, tuoni di moti dell’ animo-donna.
Colori diversi per un’ unica e variegata identità. L’ identità inquieta della donna-albero: radice al suolo e sguardo al mondo.